D’estate in montagna: vacanze in Trentino – 3° parte
Con la seconda parte del mio racconto delle mie vacanze in Trentino, ci siamo lasciati alla fine della camminata di ben 17km fra la Cima Grostè ed il lago Nambino; con questa terza parte vi andrò a raccontare l’escursione in Val di Genova del terzo giorno, per poi chiudere questa splendida esperienza con il ritorno a casa il quarto giorno.
Terzo giorno
Anche questa giornata inizia presto, colazione rapida e via verso il paese di Carisolo, molto vicino a Pinzolo. L’obbiettivo della giornata è il sentiero di trincee della Prima Guerra Mondiale, fronte austroungarico, denominato “Sentiero Major Malina”, passando dalle Cascate di Nardis.
Arrivati in un parcheggio sterrato, prendo i miei fidati “legni da passeggio” e ci incamminiamo sulla strada per arrivare all’ingresso del parco. Costeggiando un lago artificiale dove viene prodotta energia idroelettrica (molto comune nelle regioni montane); ad un certo punto però la strada si divide in due percorsi diversi: la guida spiega che quello alla destra del fiume è il percorso “comodo” su strada asfaltata, mentre quello a sinistra è il percorso per chi di comodità non ne vuol proprio sentir parlare; ovviamente la scelta va sul sentiero scomodo, passando fra gli ormai conosciuti boschi di larici del Trentino, arrampicandosi sulle rocce a picco sul letto del fiume… fatica tanta, divertimento molto di più!
Le cascate
Dopo un’ora circa di cammino si presentano davanti a noi le Cascate di Nardis; la prima della Val di Genova e purtroppo l’unica che siamo riusciti ad ammirare per mancanza di tempo.
Il primo impatto è stato davvero mozzafiato. Da un picco alto 130 metri sopra le nostre teste, l’acqua con una forza e un rumore incredibile si lancia fino ad arrivare in una “buca” scavata nel tempo a forza di sbatterci sopra, per poi continuare il suo percorso nel letto del torrente passando anche dalla diga incontrata più a valle in precedenza.
Essendo nel frattempo giunta l’ora di pranzo, ci siamo fermati a mangiare un panino al cospetto di questo spettacolo della natura, facendo ovviamente una marea di fotografie; per poi ripartire continuando il nostro percorso escursionistico in quel posto che, come ormai ero abituato da quando ho messo piede per la prima volta in Trentino, mi stupiva sempre di più ad ogni passo.
“La Grande Guerra”
Dopo un’altra ora e mezzo di cammino ci ritroviamo su un ponticello di legno a picco sul torrente; sotto di noi di almeno 20 metri, un supplizio per chi ha le vertigini.
Oltrepassato questo ponticello ci immettiamo su una strada asfaltata con pendenze parecchio elevate, fino al picco del 18%; percorrendo quella strada arriviamo finalmente al “Sentiero Major Malina”, cioè lo sbarramento austriaco all’avanzamento del Regio Esercito Italiano in quella zona chiamata Fontanabona.
Per me, che questa parte di storia ha sempre entusiasmato, è stata un’emozione unica; camminare nello stesso punto dove 100 anni fa i nostri compatrioti hanno combattuto ed alcuni hanno dato anche la vita per rendere grande l’Italia.
Purtroppo sia per mancanza di tempo sia perchè il cielo si era ricoperto di nubi minacciose, abbiamo percorso solo la prima parte di questo sentiero; vedendo le prime due torrette: la prima subito a ridosso della strada, di vedetta, mentre la seconda è più all’interno fra gli alberi; addirittura si poteva ancora vedere l’incavo nel cemento dove stava la canna della mitragliatrice. A malincuore e con la promessa di tornarci e percorrerlo tutto, sono sceso a valle al parcheggio; per poi tornare a Madonna di Campiglio per la cena.
Cena a Madonna di Campiglio
Arrivati in paese cerchiamo un ristorante per la cena, la scelta cade sul ristorante pizzeria “Belvedere”; entriamo e subito notiamo la differenza fra quelle persone che hanno una forte influenza teutonica e noi italiani del centro; il ristorante è pieno di persone ma c’è silenzio, tutti parlano ma così a bassa voce che non si sentono, pace e tranquillità, bellissimo.
Il personale cordialissimo ci invita a sederci ad un tavolo e ci porta il menù; prendiamo un antipasto di polenta fatta con una farina speciale ed una salsa a contorno. Dopo prendo una pizza ai porcini colti mezz’ora prima dal bosco e speck: una delizia per il palato, ho mangiato benissimo ed al giusto prezzo sia per la location sia per la qualità del cibo.
Qui si chiude la terza giornata della mia vacanza in Trentino; dopo altri 13km di escursione, la seguente sarà il giorno della partenza quindi a fine serata la malinconia nel gruppo si iniziava a far sentire.
Quarto giorno, l’ultimo
Nel quarto ed ultimo giorno ci concediamo un’ultima passeggiata: andiamo al lago Montagnoli.
Dopo esserci alzati ed aver fatto colazione, mettiamo in ordine la stanza e prepariamo le valigie, così da essere pronti per partire per l’ora di pranzo; fatto ciò ci prepariamo per l’ultima escursione, purtroppo.
Prendo i miei bastoni da camminata, ai quali ormai ero particolarmente affezionato, e partiamo verso l’imbarco della cabinovia che porta alla Cima Grostè, però a differenza del secondo giorno non saliamo a bordo della cabina, saliamo a piedi il versante fino a raggiungere quota 1800 m s.l.m. circa, quota dove si trova questo lago artificiale dalle acque cristalline. In precedenza il lago si formava in maniera naturale nel periodo del disgelo primaverile per poi scomparire d’estate, grazie al lavoro dei tecnici adesso dentro al lago sono stoccati 200 mila metri cubi d’acqua usati appositamente per creare neve artificiale da sparare sulle numerose piste sciistiche di Madonna di Campiglio e dintorni. Il lago è stato progettato e realizzato dopo numerosi studi che hanno consentito di non alterare minimamente il regime naturale dei torrenti e del disgelo.
Come detto questa è stata l’ultima tappa; dopo aver fatto una foto commemorativa ai miei bastoni appoggiati alla lastra di metallo con su scritto “Lago Montagnoli”, siamo tornati all’hotel e siamo ripartiti alla volta della Toscana. Non prima però di fermarsi in Val di Non a comprare 5kg di mele direttamente dal coltivatore: speciali, mai mangiate mele così buone.
Ritorno a casa
Appena scesi giù nei dintorni di Verona abbiamo tutti sentito il netto cambio di clima: dal fresco asciutto del Trentino al caldo umido del Veneto; per non parlare dell’afa che abbiamo trovato appena arrivati a casa.
Questo bellissimo viaggio finisce qui. Abbiamo tutti lasciato un pezzo di cuore in Trentino, sia per la cordialità delle persone che abbiamo incontrato, sia per la bellezza mozzafiato dei paesaggi e dei luoghi che abbiamo visitato; spero di tornarci prima o poi, perchè sono luoghi che meritano di più che una breve visita di 4 giorni.