La conosci la Vespa?

In Vespa alla Parigi – Dakar

Siamo nel 1980, si corre la seconda edizione di una gara massacrante che attraversa Europa e Africa. Diecimila km fra asfalto, sabbia, rocce e condizioni meteoclimatiche proibitive. Una competizione che richiede ai mezzi partecipanti delle caratteristiche particolari e adatte e che mai si potrebbe pensare di competere in sella ad una Vespa. Beh, Jean François Piot non sarebbe d’accordo con voi perché quell’anno aveva una missione da compiere: gareggiare in Vespa alla Parigi – Dakar!




Vespa Paris Dakar #5Un progetto di ordinaria follia

“Percorrere il deserto ed alcuni tracciati africani in Vespa è già di per sé un’avventura delicata, ma farlo in una corsa, per di più spalla a spalla con altri concorrenti che dispongono di mezzi meglio adeguati per questo tipo di competizione, è la vera scommessa di Vespa“ – Piot.

Il francese voleva compiere un’impresa destinata a finire sui libri di storia: compiere la tratta da Parigi fino a Dakar (in Senegal) a bordo di quello che poteva essere il mezzo più inadeguato possibile.

Riuscì ad accordarsi con Piaggio per farsi fornire 4 Vespa P200E “adeguatamente” modificate a Pontedera. Le modifiche che avrebbero dovuto risolvere tutte le criticità erano: un serbatoio supplementare posto al di sopra dell’originale, ruote tassellate da 12″, rinforzi al telaio nei punti più delicati, motore alleggerito, manubrio rinforzato e la “scatola” del filtro aria maggiorata. La P200E era all’epoca la Vespa più avanzata tecnologicamente facendo parte della “Nuova Linea” presentata nel 1977 e denominata PX (Piaggio eXtra).

Chiamati a partire in Vespa alla Parigi – Dakar furono 4 piloti esperti: Bernard Niemer (8° alla Dakar del ’79), Marc Simonot (vice-campione di enduro francese), Yvan Tcherniavsky (collaudatore Piaggio) e Bernard Tcherniavsky (3° alla “Croisiere Verte”).

Piot aveva pensato anche ad una strategia per garantire in ogni momento ricambi ed assistenza alle 2 ruote affiancando loro 5 Land Rover. 4 composte da un meccanico Piaggio, un giornalista e un pilota, mentre la quinta fu riempita al limite da pezzi di ricambio e attrezzature. Tutte furono guidate da piloti professionisti; uno fra tutti Henry Pescarolo che già aveva fatto parlare di se alla gloriosa “24 Ore di Le Mans”.

Parigi, 1 Gennaio 1980

Un capodanno alternativo attendeva il “Team Piaggio” a Parigi. Quel giorno sarebbe partita la gara e Piot aveva messo a tavolino una strategia molto semplice: le 4 Vespa, che sarebbero partire molto prima dei Land Rover, avrebbero dovuto percorrere la prima tappa a velocità turistica mentre i fuoristrada avrebbero dovuto “volare” per raggiungerle, facendo in modo che alla prima tappa in terra africana sarebbero partiti tutti insieme. Questo per non lasciare mai “da sole” le Vespa. Così andò e tutti rimasero increduli nel vedere i “rider” in sella viaggiare, come fossero ad un qualsiasi raduno, per farsi raggiungere dalle Rover, mentre tutti gli altri correvano con un occhio al cronometro ed uno alla strada.

Area di servizio Parigi DakarL’idea di Jean fu fondamentale: arrivati in Africa a tutte le P200E cedettero i “silent block”, i tamponi e gli ammortizzatori posteriori. Pur avendo saldato molti rinforzi al telaio, le strade africane si mostrarono molto più “cattive” delle aspettative. Le prime tappe furono costellate da problemi oltre che da forature e cadute ripetute, segnale che i limiti del “progetto Vespa” si facevano fortemente sentire.

Al termine della prima settimana arrivarono, direttamente da Pontedera, alcuni pezzi ulteriormente rinforzati per garantire una maggior affidabilità in quell’inferno di dune di sabbia e caldo torrido.

Seconda settimana

L’avventura in Vespa alla Parigi – Dakar continuò per la seconda settimana di gara ricalcando la prima. Cadute e inconvenienti si susseguirono portando anche al ferimento ad una spalla di Bernard Tcherniavsky; inoltre nelle tappe notturne i fari delle PE non erano per nulla adeguati al buio del deserto.

Ovviamente il cronometro era l’ultimo dei problemi, l’unica cosa da rispettare era quella di arrivare alla fine della tappa prima dell’inizio della tappa seguente.

In questa settimana due delle 4 Vespa, purtroppo, si ritirano. La prima fu quella di Yvan Tcherniavsky il quale si ritrova da solo su una strada sbagliata a causa di un errore di “navigazione” e, a seguito di cadute e problemi, fu costretto al ritiro; la seconda Vespa fu quella di Neimer che fin dall’inizio risultò il più veloce ma fu tradito dal telaio che si spezzò prima all’altezza dello scudo e poi all’altezza della “curva” sopra alla pedana.

Finalmente Dakar!

Due Vespa, comunque, arrivarono all’inizio dell’ultima Prova Speciale. Pochi km li separavano dal traguardo di Dakar e dalla consacrazione per aver portato a termine un’impresa epica.

Purtroppo, però, anche la Vespa di Bernard Tcherniavsky cede a causa di un tremendo grippaggio che danneggiò irrimediabilmente il motore.




Vespa Paris Dakar #5

La quarta ed ultima Vespa superstite, guidata dal più giovane dei 4 Marc Simonot, fu quella che portò a compimento l’impresa: dopo migliaia di km percorsi in condizioni “mostruose” la P200E solcò il traguardo di Dakar sulle sue ruote!

Fu una vittoria?

Considerando che solo una delle 4 Vespa arrivò al traguardo, potreste considerare questa avventura come una sconfitta; invece no.

In Francia le vendite di Vespa aumentarono del 160% e ancora oggi, dai cugini francesi, potete incontrare alcune PX con la “mono sella” in memoria e tributo ad un’impresa frutto di un progetto di ordinaria follia: in Vespa alla Parigi – Dakar.

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Matteo Becuzzi

Ciao, sono un ragazzo di 28 anni con una passione sfrenata per i motori, in particolare per la Vespa, mia compagna di avventure dal 2012. Ho anche un debole per la Ferrari, ma questa è un'altra storia...