I Fratelli Janniello – Le Vespa del gas
Immaginate un centro storico in Campania: lenzuola e “panni” stesi su piccole ringhiere modellate ad arte. Vicoli stretti che sembrano essere fatti a posta per il passaggio di persone e in qualche caso automobili. I vicoli più caratteristici sono quelli dove vedi una Vespa infilarsi ed attraversarlo con la disinvoltura di un gatto che si infila in un anfratto apparentemente troppo piccolo per lui. In contrasto con il suo rumore possente e deciso, più simile a quello di un cane massiccio e tarchiato che ad un felino.
Scrivendo questo racconto, in pieno gennaio, al caldo dalla mia mansarda di fronte al mare della Costiera Amalfitana, mi rendo conto che lo devo sicuramente e “inconsapevolmente” proprio alla nostra amata e venerata Vespa: alla sua potenza, alla sua praticità e al suo inconfondibile rumore. O per i più romantici e nostalgici come me, al suo suono.
“Giggino O’Bumbularo”
La storia inizia da un piccolo negozio situato di fronte al Duomo di Salerno, che vende e consegna a domicilio le bombole del gas alle famiglie dei vari rioni del centro dell’antica città marinara. Gestito da una famiglia, una di quelle famiglie che possiamo definire veraci e popolari: la famiglia Janniello.
L’attività era gestita fino a qualche mese fa dai tre fratelli Janniello, che per svolgere il loro instancabile lavoro erano muniti di due o forse tre Vespa. Una Px 150 ed una Special entrambe degli anni settanta e da un Apecar, che noi in Campania chiamiamo da sempre “O’ Trerrote”! Ora, tenete a mente qualcosa presente nel vostro luogo natio, che vi accompagna da quando siete piccoli, che usate come punto di riferimento, perché per voi sta la e da la non si muove e non si è mai mosso. Ecco, questo è per me e per i miei concittadini il negozio dei fratelli Janniello o meglio di “Giggino O’ Bumbularo”.
Giggino era il maggiore dei fratelli, se dovevi ordinare una bombola e pagarla in un altro momento dovevi parlare con lui. Non sapevi se esattamente avesse un ruolo decisionale rispetto ai fratelli, forse no, ma certe cose non sono scritte da nessuna parte, solo che tu segui l’istinto.
Vespa a tutto gas
A volte, se avevi bisogno di una bombola, inseguivi anche lui o i suoi fratelli a bordo delle loro Vespa. Potevi anche non usare il telefono per ordinarne una o potevi anche non andare fino al loro negozio, bastava che ti fermavi in qualche strada del centro e sicuramente vedevi passare uno di loro a bordo della loro Vespa. Si riconosceva grazie al rumore e all’estetica inconfondibile di una di quelle vecchie Vespa super attrezzate, con portabagagli speciali saldati dietro e rinforzati proprio per sostenere il peso delle bombole di gas.
Le loro Vespa ne incarnavano esattamente lo spirito originale: fabbricata e posizionata sul mercato proprio come sostituto di un’autovettura da lavoro. Basta vedere le prime pubblicità del secolo scorso, con operai in sella a una Vespa insieme a tutto il materiale da lavoro in precario equilibrio e incastrato come le colonne del Tetris. Proprio come le bombole di gas che per 50 anni, forse più, venivano caricate e scaricate sulle Vespa dei fratelli Janniello e che non si sono mai tirate indietro davanti a questo duro lavoro. Esattamente come i nostri “ciucci” che in costiera amalfitana vengono usati per il trasporto di materiale edile, da qui il detto popolare “A Vespa è nu ciuccio e fatica” quasi a consacrarne la similitudine.
La fine della favola…
Le Vespa “operaie”, dopo la morte di Giggino, purtroppo si sono fermate. Forse hanno solo smesso di caricare e scaricare bombole e staranno riposando in qualche vicolo. In attesa del collezionista o dell’appassionato che vuole comprarle per restaurarle e non lasciar morire un pezzo di storia e di identità. Ogni tanto, incontro per strada gli altri fratelli Janniello passeggiare tranquillamente, la sensazione devo dire è dissonante per me che li vedevo come come esseri mitologici: metà uomo e metà Vespa. Quest’ultime infatti sembravano quasi un’estensione del loro corpo.
La “sterilità” della modernità
Prima di sapere che il negozio avesse cambiato proprietario, ho telefonato al solito numero per ordinare una bombola. Mi aspettavo lo stesso operaio con la stessa Vespa dal suo inconfondibile suono. Talmente tanto unico che quando lo sentivo arrivare nel mio vicolo potevo già versargli il caffè, aprire la porta di casa e preparare i soldi per la bombola con relativa mancia “strameritata”. Si sobbarcava una bombola di 25 chili a piedi su per quattro piani di un palazzo del 1400. Adesso la mancia la lascio ugualmente ma la Vespa, con il suo suono che sostituisce il citofono, non c’è più. Purtroppo insieme alla gestione sono cambiati anche i mezzi.
La “Vespa” per le consegne delle bombole adesso, è la ben nota imitazione Indiana: la Star LmL quattro tempi. Troppo silenziosa per essere riconosciuta. Quindi non sentendola arrivare pochi minuti prima, il rituale si interrompe. Il citofono suona e la consegna della bombola, di conseguenza, perde tutto il suo fascino.
Del resto il Mondo va avanti.
Le persone cambiano ma qualcosa resta sempre, in questo caso la Vespa, seppur nel design e nel suono diversi, la Vespa è ancora viva. Che sia una Special, una Pk50, una Px 150 classica o una Vespa Elettrica ne siamo sempre attratti. Sappiamo che racconterà altre storie, diverse e magari meno romantiche di quelle del mitico “Giggino O’ Bumbularo” e dei suoi fratelli, ma comunque storie che varrà la pena vivere e raccontare, di padre in figlio.
Articolo di: @amalficoastinvespa
LEGGI ANCHE: Da Salerno al Salento – Vespa Tour Parte 1