Che fine farà il Vespista?
Che fine farà il Vespista? Con l’incremento delle misure antinquinamento nelle grandi città, c’è il rischio che la Vespa come siamo abituati a conoscerla vada a sparire.
Una rivoluzione
Nel prossimo futuro si prospetta una rivoluzione, forse è già iniziata e nemmeno ce ne siamo accorti.
Il Mondo intero sta vivendo una fase d’incertezza: fra le tante problematiche spunta di prepotenza il “Climate Changing” (cambiamento climatico) con la sua paladina Greta Thunberg.
Nel “Bel Paese” si cerca di correre ai ripari vietando la circolazione ai veicoli più vecchi i quali non rispettano i moderni requisiti antinquinamento; ovviamente non senza paradossi e controsensi: fermare una Vespa classica ma far viaggiare decine di autobus degli anni ’80 – ’90.
In ogni caso la strada verso l’eliminazione dei veicoli storici sembra sia quella intrapresa; e che fine farà il Vespista? Quello “all’antica”; quello che con passione e dedizione, nel suo garage, si coccola la sua Vespa montandogli nuovi pezzi con le sue mani. Saremo costretti a convertirci all’elettrico? Le nostre Vespa diventeranno nulla più che arredamento da salotto, da spolverare ogni tanto?
Un… cosa?
Come dicevo, la rivoluzione forse è già iniziata; Vespa Elettrica è già realtà, ma non è finita qua…
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E’ notizia degli ultimi giorni che due ingegneri di Rimini di “Motoveloci” hanno creato il “Retrokit”: un motore elettrico che va a sostituire il motore originale del vecchio Vespino, senza toccarne il telaio.
“Eresia!” E non dite che non l’avete pensato, ma è oggettivamente una “genialata”. Un pò come chi mette l’impianto a gas sulla macchina ma in modo più drastico.
Montagne di contraddizioni…
In Italia siamo, come accennato prima, al paradosso; si pensa alla Vespa ma poi vediamo circolare pullman di trent’anni fa e treni vetusti, senza contare gli innumerevoli ed indicibili sprechi di energia negli edifici pubblici.
Servirebbe un minimo di coerenza da parte di chi tira le fila; il problema inquinamento è reale e grave ma prima bisogna guardare a quello che veramente inquina e non al “Vespino 50 del ’65”. Nel Mondo non ne parliamo, la Cina, ad esempio, con le sue fabbriche inquina come miliardi e miliardi di Vespini.
Il passaggio ai mezzi elettrici è comprensibile perché sono veicoli che hanno zero emissioni nocive; MA se per caricare le loro (molto inquinanti) batterie dobbiamo usare elettricità prodotta da combustibili fossili l’utilità di tale sistema è meno di zero.
E il Vespista?
Noi Vespisti ci dovremo adattare, forse. Si perché una scappatoia c’è: il Registro Storico!
Iscrivendosi al Registro Storico si evita il blocco della circolazione, ovviamente solo in caso di raduno o comunque una qualsiasi manifestazione autorizzata. Per viaggiare da soli solo per il gusto di farlo? Per ora nessuno verrà a fermarvi, ma in futuro chissà.
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Inoltre, il Vespa Club d’Italia, ha da qualche mese lanciato una petizione online per proclamare Vespa come “patrimonio culturale italiano”; questo potrebbe “liberare” la nostra due ruote preferita da tutte queste regolamentazioni anti inquinamento.
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Ma allora che fine farà il Vespista?
Si adatterà. La Vespa ha già messo alla prova tutti gli appassionati in futuro; vedi il passaggio dalle marce al variatore, oppure dalle linee stondate delle Vespa fino agli anni ’70 e poi l’avvento della “new line” PX che fece storcere il naso a tanti.
Dopo tutto la due ruote di Pontedera è sempre rimasta ben salda nel cuore dei Vespisti; riusciremo ad ammodernare il nostro garage anche se farà male al cuore mettere “sotto vetro” la nostra vecchia, amata, fumosa Vespa.